L’incontro di Gesù con Marta e Maria è una storia che spiace alle casalinghe che trovano ingrata questa critica. In effetti si usa caricare Marta di tutti i vizi spirituali. È vero che ella ha certamente dei difetti: nella sua relazione con il Cristo, al posto di ascoltare gli dà degli ordini; ora, è lui a comandarci e non il contrario. Ella usa il Cristo per giudicare il prossimo invece che per il suo progresso personale; ora, si può avere un forte impegno personale, ma non è un pretesto per imporlo agli altri né per giudicarli. In Marta, non c’è alcun ascolto, né di Maria, né del Cristo; non si rimette affatto in discussione.
Non si discute quindi il fatto che Marta serve, ma il suo modo di servire, e il fatto che lo fa al momento sbagliato. Nulla ci dice che Maria non servisse prima, e che non lo farà dopo. Marta si inganna sulle priorità e compie così uno sproposito.
Ma si può anche difendere Marta
L’argomento più spesso invocato è che ci vuol bene qualcuno che faccia i lavori, e che non si può passare il proprio tempo a pregare o a leggere la Bibbia. Questo è vero, ma c’è di più.
Una prestigiosa difesa di Marta è stata fatta da Meister Eckhart, capofila della corrente della Mistica Renana alla fine del Medioevo. Egli ha in effetti sostenuto che contrariamente alle apparenze, Marta è molto superiore a Maria.
La sua idea è che il credente deve compiere un cammino che lo faccia passare dalla contemplazione all’azione, che Marta ha compiuto integralmente questo cammino, mentre Maria lo sta ancora compiendo. È vero che la contemplazione deve precedere l’azione e non il contrario, e che non ci si deve arrestare alla contemplazione prendendola a pretesto per non fare nulla.
Marta ha completato il cammino, ecco cosa mostra il testo.
Per prima cosa si può pensare che Marta si preoccupi della salvezza di Maria quando viene a parlare al Cristo per dirgli di incitarla ad andare più lontano, perché cominci ad agire. Si ha effettivamente l’impressione che Marta si preoccupi di Maria, in quel momento in cui Maria non si dà pensiero di sua sorella, che faccia bene o meno di lavorare in casa, Maria avrebbe dovuto preoccuparsene, sia per fare le cose corrette con lei, sia per invitarla, se avesse agito male, a cessare l’attività. Lei, Marta, va a vedere il Cristo per parlargli di sua sorella, e gli dice che dovrebbe farla avanzare verso il servizio che è il compimento dell’Amore.
Non si è obbligati a leggere la risposta del Cristo come un diniego netto, ma piuttosto come un modo di far comprendere come questo cammino si realizzerà da se stesso in Maria, perché ella esercita l’ascolto, a cui non potrà che seguire il servizio. Pazientiamo, Maria ha “ scelto la parte buona “ : è sulla buona strada, finirà per essere come Marta.
Una prova di questo è nel fatto che Gesù dice: “ Marta, Marta “… Ora, nessuno di coloro che vengono chiamati così da Gesù, due volte, sono stati perduti. Stessa cosa per l’Antico Testamento, coloro che vengono chiamati due volte sono scelti, eletti da Dio. Marta dunque non può essere presa come esempio dell’errore e della lontananza da Dio. Di più, si può vedere in questa doppia chiamata
una ratificazione del fatto che ella possiede i due aspetti dell’Amore: la contemplazione e l’azione, mentre Maria ne possiede ancora uno solo.
Ma alla fine non bisogna per forza scegliere una delle due spiegazioni. La vita in Cristo è una dialettica tra l’azione e la contemplazione; non dobbiamo rinunciare all’una per avere l’altra. Ambedue sono buone a loro modo, e non bisogna parteggiare per Marta contro Maria, o viceversa. Noi siamo “ Marta e Maria “. La Maria che è in noi deve, senza posa, ascoltare il Signore, e la Marta che è in noi deve, senza posa, venire a scuotere questa dolce contemplazione per invitarci all’azione. La vita spirituale è in sé dibattito, scelta, dualità, ed è in questo che consiste la sua grandezza.
Pour faire un don, suivez ce lien