Il comune di Parigi registra 17.000 convogli funebri all’anno: il 66% non passa per un luogo di culto, con una proporzione più forte per le cremazioni (83%) che per le inumazioni (52%).
“Per i nostri criteri culturali, la sepoltura ben fatta è la sepoltura cattolica, con una cerimonia che marca la separazione tra i vivi e i morti, è comparsa la domanda del pubblico per avere una celebrazione laica” spiega il direttore generale dei servizi funerari della città di Parigi.
A Parigi, al crematorio del cimitero di Père Lachaise, i primi maestri di cerimonia laici sono apparsi nel 1999. Nel 2011 sono sette, che presenziano fino a quattro celebrazioni al giorno.
“Per le loro esequie certe persone vogliono il minimo, 4 assi, niente discorsi e il tutto fatto il più rapidamente possibile, ed è esattamente il contrario di quello di cui hanno bisogno i congiunti” spiega il direttore generale dei servizi funerari di Parigi.
“La gente si ritrova sola con una bara, non vogliono passare per una religione, ma non sanno che fare”, spiega un ex sacerdote che ha lanciato una associazione per accompagnare le persone nel lutto. “Facciamo parlare la gente del defunto al fine di poter raccontare la storia della persona, le grandi tappe della sua vita, il lavoro del lutto ha bisogno di un punto di partenza, le esequie, e di visibilità, di dare senso, ecco perché questa celebrazione è importante. Il lutto ha bisogno della presenza dei cari e dei parenti che siano testimoni di questa tristezza e di qualcuno esterno alla famiglia che rappresenti il corpo sociale e che unisca il defunto agli altri, ai bambini, agli amici”, aggiunge l’ex sacerdote.
Pour faire un don, suivez ce lien