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Impensabile resurrezione

La fede nella resurrezione dei morti era diffusissima nel giudaismo nel I secolo, in particolare nel pensiero farisaico a cui si ispirava Gesù e alla cui scuola si era formato Paolo. Questa credenza si ispirava ad alcuni testi biblici come Daniele 12, 1-2 ed Ezechiele 37, 1-10. La resurrezione era d’altro lato negata dal partito dei Sadducei in quanto non se ne trova traccia nella Torah. La credenza nella resurrezione entra nella fede della Chiesa primitiva a seguito anche dell’influenza dell’apocalittica giudaica del medesimo periodo, fino ad essere fissata nei Simboli di Fede.

La Resurrezione di Cristo d’altro canto è l’evento attorno al quale si struttura l’intero cristianesimo fin dalla primissima predicazione il giorno di Pentecoste. La credenza nel Risorto si diffonde per il bacino del Mediterraneo grazie alla predicazione di Paolo e diventa il nocciolo della testimonianza cristiana.

L’autore, corroborando le sue affermazioni con un attento studio del Nuovo Testamento e di altri testi del I secolo come il Vangelo di Tommaso, vuole mostrare che, a dispetto dell’opinione comune, la missione di Gesù consisteva nel proclamare il Regno di Dio, ovvero un nuovo modo di porsi di fronte al mondo, di vivere con il prossimo, e non un particolare destino ultraterreno o dei tremendi rivolgimenti della storia. Caratteristica di tutte le religioni è connettere il fedele con il mondo dell’aldilà; tuttavia la predicazione di Gesù riguarda in modo eminente il nostro mondo, il qui e ora.

Gesù, secondo i Sinottici, non ha parlato quasi mai della resurrezione dei morti; il suo interesse era rivolto alla vita di quaggiù, la vita ordinaria della gente comune. Il suo Dio è il Dio dei vivi, non dei morti, secondo la più genuina tradizione giudaica.

Anche gli scritti giovannei non appaiono dominati dall’idea di un futuro giudizio. Giovanni parla spesso di “vita eterna” intesa più come amore reciproco tra gli uomini che come vita dopo la morte. La parola di Gesù, se ascoltata, dona la vita eterna che è pienezza di vita quaggiù.

Attraverso un attento studio delle lettere autentiche di Paolo l’autore dimostra che il pensiero dell’Apostolo sulla resurrezione dei morti è evoluto dalla prima epistola ai Tessalonicesi, la prima lettera in ordine di tempo, a quella ai Romani. Se all’inizio Paolo credeva che il Signore Gesù sarebbe tornato entro breve tempo attirando a sé tutti i credenti in vita e resuscitando chi nel frattempo era morto, poco a poco questa parte del suo insegnamento viene tralasciata per fare spazio a una nuova concezione secondo la quale è necessario morire a se stessi, al proprio egoismo, morire al mondo per rinascere in Cristo, per vivere una resurrezione simile alla sua alla quale fa seguito il servizio a Dio e ai fratelli.

La Resurrezione di Gesù non viene raccontata nel Nuovo Testamento; nei Vangeli si racconta solo lo stupore e la paura delle donne e degli Apostoli, a cui farà seguito la prima proclamazione del messaggio cristiano. I racconti della tomba vuota sono d’altronde molto divergenti e non sempre affidabili. L’autore offre la sua interpretazione della Resurrezione: Gesù Cristo vive di vita vera in chiunque si dichiari suo discepolo e si impegni a vivere il suo insegnamento, proprio come è successo ai Dodici e a Paolo, i primi divulgatori del suo messaggio. Attraverso la vita e le parole di chi si ispira a lui Gesù ha attraversato i secoli e vive nel nostro presente; ecco il compimento del suo comando di fare discepoli di tutte le nazioni. Dopo la Croce, si esce dalla Storia per entrare nella fede.

Henri Persoz ingegnere e dirigente del settore pubblico, ha conseguito la laurea in teologia e ha servito come predicatore e responsabile della formazione degli adulti per la Chiesa Riformata di Francia. È stato vicepresidente dell’associazione protestante liberale Évangile et Liberté, per la cui rivista cura la rubrica biblica Commenter.

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