Mohandas Gandhi è stato un pioniere e un teorico della disobbedienza civile fondata sulla non violenza. “La non violenza non consiste nel rinunciare a ogni lotta reale contro il male. Al contrario, è una lotta contro il male più attiva e più reale della legge del taglione.” Condusse una campagna per l’indipendenza dell’India e trascorse sei anni in prigione per le sue prese di posizione. Gandhi praticò l’induismo tutta la vita ma diceva che “se un uomo raggiunge il cuore della sua propria religione, raggiunge anche il cuore delle altre religioni”. Gandhi venne assassinato nel 1948 da un nazionalista hindu.
Martin Luther King, pastore battista, è stato un militante dei diritti civili degli Afroamericani. Nel 1959 si recò in India per studiare le tecniche nonviolente di Gandhi. Le sue azioni (i boicottaggi, i sit-in…) lo fecero incarcerare e una bomba fece saltare in aria la sua casa… Nel 1964 ricevette il Premio Nobel per la pace per la sua lotta nonviolenta contro la segregazione razziale. Venne assassinato nel 1968. “Bisogna imparare a vivere assieme come fratelli o periremo assieme come degli imbecilli” ha detto.
Dietrich Bonhoeffer, pastore e teologo luterano tedesco, è stato uno dei fondatori della “Chiesa confessante” che si oppose al nazismo in Germania. Partecipò a un complotto mirante ad assassinare Hitler e fermare la sua follia distruttrice. “Lì dove non c’è scelta se non tra la vigliaccheria e la violenza, io consiglierei la violenza” diceva Gandhi! Viene arrestato nel 1943 e giustiziato nel 1945. Bonhoeffer sostiene la causa del “cristianesimo non religioso”: “I tempi in cui si poteva dire tutto attraverso discorsi teologici o pii sono passati, ovvero il tempo della religione in generale. […] Non sono i compiti infiniti e inaccessibili che costituiscono la trascendenza, ma il prossimo che si trova sul nostro cammino” (“Resistenza e resa”).
Possiamo concludere con André Gounelle (Théolib n°11- 2000): “La fede evangelica non si sottomette al mondo così com’è; non evade in un aldilà; essa discerne l’azione di Dio, vi partecipa, si impegna al suo servizio per un mondo migliore. Qui possiamo veramente parlare di speranza.”
Il testo che segue, scritto da Jean-Paul Sorg, professore di filosofia, il maggiore specialista francese dell’opera e del pensiero di Albert Schweitzer, ci permette di approfondire la nostra conoscenza di questo grande personaggio.
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