Di Bernard Antérion
Bernard Antérion è pastore emerito della Chiesa Protestante Unita di Francia. Attualmente è presidente della Comunità delle Chiese Protestanti Francofone (CEEFE).
Tratto da Évangile et Liberté n° 294, dicembre 2015
La scomparsa del regime comunista in Russia 25 anni fa ha segnato la ricomparsa della religione ortodossa, ma la Chiesa ortodossa è divenuta Chiesa di Stato e le relazioni tra le Chiese sono molto difficili.
Traduzione di Giacomo Tessaro
Durante una recente visita di François Clavairoly, presidente della Federazione Protestante
di Francia, alla comunità protestante francofona e luterana di Mosca sono stati sottolineati e celebrati gli auspicati legami con il protestantesimo francese. Questa comunità conta circa un centinaio di persone, principalmente francofoni africani e malgasci, con numerosi membri dei servizi consolari di Mosca. Viene ospitata, fisicamente e spiritualmente, dalla forte comunità luterana di lingua russa, di origine tedesca. L’arcivescovo luterano Dietrich Brauer è particolarmente affezionato al legame con il protestantesimo europeo. Abbiamo potuto incontrare, inoltre, sia i dirigenti delle comunità pentecostali che il responsabile per le relazioni internazionali del Patriarcato ortodosso di Mosca. Gli incontri si sono svolti sotto gli auspici dell’ambasciata di Francia. Partendo da questi legami, spesso fraterni e stimolanti, voglio osare delineare un paesaggio religioso complesso, azzardando anche qualche prospettiva futura.
Le relazioni ecclesiali con il potere politico
In questo campo, la Russia ha conosciuto tutto e il contrario di tutto: talvolta il meglio, sovente il peggio. Dalla persecuzione, ancora viva nella memoria di molti, alla restaurazione delle relazioni interrotte, passando per la restituzione dei luoghi di culto. La scristianizzazione e la secolarizzazione della società sono una realtà anche in Russia. Ancora oggi le comunità religiose straniere sono sospette: come se lo straniero, il più delle volte occidentale, fosse una minaccia, in particolare per l’ordine morale. È necessario allora farsi riconoscere, essere in grado, per esempio, di attestare la presenza di almeno una decina di russi nei comitati direttivi. Le comunità evangeliche prestano giuramento per poter esistere e svilupparsi, apprestando specifiche opere diaconali e sanitarie d’intesa con lo Stato (per esempio, centri di disintossicazione) e i loro pastori devono impegnarsi a non esprimersi pubblicamente. La Chiesa ortodossa con il suo patriarca Kyrill sono ormai una Chiesa e un personaggio di Stato. L’ortodossia viene associata in maniera diretta all’esistenza dell’anima e alla storia della patria russa!
La Chiesa luterana di Mosca, con la sua componente francofona, non può fare altro che adattarsi a questo controllo occhiuto: rimane tuttavia un luogo dove si possono esprimere analisi e critiche sul momento storico attuale, segnato dalla diffidenza verso ciò che non è russo e ortodosso. Una vera sfida: l’affermazione di libertà che sta al cuore del cristianesimo, la fiducia che il mondo non è perduto né totalmente corrotto, bensì amato da Dio, l’assicurazione che l’altro non è una minaccia ma un’opportunità, rimangono al centro di un messaggio difficile da trasmettere.
Le relazioni tra le Chiese
Sono inesistenti o protocollari. Esiste un comitato di consultazione dei responsabili religiosi, che non si esprime su nulla ma permette ai leader religiosi di mantenere relazioni personali tra loro. Le Chiese evangeliche, le comunità cattoliche e la Chiesa ortodossa si trovano spesso d’accordo sulle questioni di morale personale o famigliare; le altre comunità cristiane, invece, (luterane-riformate, metodiste, anglicane) non si ritrovano in questa uniformità di pensiero. Da qualche tempo sono apparsi dei progetti che vogliono essere ecumenici: nel centro di Mosca, una comunità ortodossa che fornisce pasti regolari a più di 300 persone bisognose sta cercando di far partecipare laici e cristiani non ortodossi alla sua iniziativa.
La situazione presente pesa sulle realtà ecclesiali
L’invasione della Crimea, la guerra in Ucraina, il deprezzamento del rublo, l’impennata dei prezzi, le sanzioni economiche dell’Unione Europea sono tutte cose che pesano sulla popolazione nel suo complesso: il livello di vita e il morale si abbassano ed è molto diffuso il sentimento di essere assediati dall’Occidente ricco e arrogante. Il potere politico si serve di tutto questo per rafforzare un nazionalismo mascherato da patriottismo. La religione è chiamata alle armi, l’ortodossia, fedele sostegno, è da tutti condivisa e inquieta per l’impensabile separazione del potente patriarcato di Kiev; si possono vedere anche curiosi riavvicinamenti politici, per esempio con la Grecia: come se, al di là delle lingue fondanti (greco e slavonico), l’ortodossia potesse unirsi!
Anche le altre confessioni cristiane soffrono. La comunità protestante luterana francofona vive una grande precarietà economica. Alcune comunità protestanti francofone in tutto il mondo hanno cominciato a mandare degli aiuti (una colletta speciale a Lussemburgo, un concerto di musica classica a Washington, etc.): dobbiamo proseguire con la solidarietà.
Il futuro?
Bisogna mantenere le relazioni con questi fratelli e sorelle, promuovere legami, incontri originali e atipici, al di là di quelli ufficiali e protocollari tra leader religiosi. Dobbiamo ricercare il nuovo, i nuovi incontri con chi consideriamo strano e straniero, minaccioso. Al di là delle etichette, delle confessioni e delle abitudini mentali possono nascere nuove vie, nuove visioni, nuovi sentieri. Grazie a Dio è possibile sognare ad occhi aperti in un vecchio mondo che, attraverso la crisi, si sta rinnovando.
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