Parola islamica : L’alterità come specchio*
Traduzione di Giacomo Tessaro
Tratto da Évangile et Liberté n° 297, marzo 2016
Il senso della varietà del mondo è l’opportunità della nostra umanità, che si sclerotizza a contatto di una esitante contemporaneità. Il riflesso della chiusura identitaria, la vertigine dell’ipermodernità e l’era della globalizzazione angosciante offrono l’humus in cui crescono tutte le forme di abolizione del dialogo. Dire dialogo oggi vuol dire essere sovversivi, essere controcorrente, significa osare dire che l’altro mi rende molto migliore. Il dialogo rimane lo scheletro che permette al corpo sociale di reggersi in piedi e non un dettaglio, un lusso in una società angosciata dal tempo, dal cambiamento e dall’alterità. Il dialogo è la chiave delle libertà creative, significa venire a patti con tutte le forme di diversità. Dialogare significa osare il coraggio dell’incontro e della trasformazione. Non si tratta di un lifting alla nostra percezione dell’altro ma di lasciarsi attraversare dall’altra percezione del mondo e di ingrandire la propria angolazione sull’orizzonte.
Notiamo che l’accesso alla pace passa anche per la necessità del dialogo. È impossibile parlare di fronte all’alterità senza una minima conoscenza dell’altro. La volontà di conoscere è preambolo alla conoscenza, che a sua volta apre alla ri-conoscenza. Così, la mutua comprensione interumana ci impegna sul campo della circolazione e dello scambio dei saperi ma anche in una educazione di qualità, che tenga conto della personalità dei discenti nella loro complessità e globalità. È questo il dialogo dei popoli, delle culture, dei retaggi, delle memorie e delle religioni. La sfida di conoscere se stessi e di conoscere l’altro sviluppa l’artigianato del cambiamento e della grandezza degli Uomini per il cantiere della pacificazione. Tutto il resto ha fatto prova di tragedie e di morti: un vero dialogo tra sordi.
Le trasformazioni autentiche invitano a pensare politiche nuove che diano senso e carne alle aspirazioni sociali. Dialogare vuol dire anche mettere in campo una cornice efficiente per generare il cambiamento.
* Estratto dal sito emridnetwork.org con l’amichevole autorizzazione di Farid E
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