Di Farid El Asri
antropologo e islamologo a Rabat e Bruxelles.
Traduzione di Giacomo Tessaro
Condizionate dal principio di precauzione presente nella giurisprudenza islamica, le generazioni musulmane europee sono ancora troppo spesso confinate a un rapporto binario con la religione. La pratica islamica si riduce così a un movimento pendolare che oscilla sistematicamente tra lo Halal (il lecito) e lo Haram (l’illecito). Questa oscillazione della norma e della morale religiosa è caratteristica dello straripamento contemporaneo della giurisprudenza e del diritto nella religione islamica, straripamento che ostracizza le altre dimensioni dell’islam.
Tale fenomeno di saturazione normativa è una caratteristica delle crisi complesse, nel nostro caso della fragilità identitaria e del senso stesso della pratica religiosa. La sproporzionata dimensione identitaria, che tende verso una dimensione religiosa dimostrativa e a soffocare le altre dimensioni dell’islam, favorisce lo scivolamento surrettizio verso pratiche mutanti e radicali. Si verifica di conseguenza, nell’ethos religioso, una depauperizzazione del senso stesso della credenza diagnosticato, tra le altre cose, dall’emarginazione della mistica a favore di un’ortoprassi povera, dalla carenza di ermeneutica critica a vantaggio dell’esegesi tradizionalista e dalla repressione degli impulsi estetici. Questo squilibrio strutturale e multidimensionale dell’islam contemporaneo è un fatto globale, che supera la dimensione europea.
Ma questo islam posto sotto una campana di vetro comincia ad essere fondamentalmente rimesso in discussione dagli stessi musulmani, coscienti che un islam monocromo non può che essere terreno favorevole alle derive radicali e alle rotture con la società e il senso religioso. Una riflessione sulla costruzione di una leadership religiosa capace di trascendere gli esclusivismi morali e normativi è una possibilità in discussione per un nuovo islam che tenga conto del suo retaggio di principii e aperto ai suoi depositi mistici, estetici ed ermeneutici, capace di sottrarsi a un islam sclerotizzato e votato ad una ortoprassi inconsciamente trasgressiva sul piano teologico.
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